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LA CAPACITA’ DI ACCORGERSI

di Giuseppe Paolo Campisi 6 febbraio 2018

L’essere umano è un essere vitale in un corpo materiale, la principale differenza tra lui e gli altri animali oltre al maggiore sviluppo delle funzioni corticali superiori (intelligenza, memoria, capacità di astrazione, ecc) è appunto la sua natura umana, il suo essere, che con la sua volontà e la sua mente forma la sua coscienza.

La coscienza è la funzione più alta dell’essere umano.

Il livello di coscienza, la consapevolezza, dipende dal livello energetico qualitativo e quantitativo dell’attenzione.

L’attenzione è una risorsa in quantità limitata, spesso sottovaluta, che in genere viene sprecata a tutti i livelli di funzionamento della macchina biologica umana: dalla psiche con i suoi dialoghi involontari ininterrotti immaginativi; dalle sub-emozioni preferenziali: rabbia, sconforto, paura, sfiducia, tristezza; e dalle posture rigide da eccessive tensioni muscolari nei movimenti e nelle attività della vita quotidiana.

Il livello di coscienza è differente tra i singoli esseri umani, e varia nella singola persona nell’arco della giornata, secondo il livello di attenzione disponibile, è esperienza comune che in alcuni momenti siamo più acuti, in altri meno; in alcuni siamo brillanti e simpatici, in altri meno; in alcuni siamo più attivi e rendiamo di più, in altri meno; in alcuni siamo più “svegli”, ci accorgiamo di più cose, in altri più “addormentati”, ci accorgiamo di meno cose.

Quando siamo raggiunti da un maggior grado di coscienza tendiamo a definire tale stato con i termini ordinari “accorgersi”, “rendersi conto”, “farci caso”.

In questi casi allo stato di coscienza ordinario del centro in attività in quel momento, si addiziona un punto di vista di una maggiore profondità dello stesso centro, oppure il punto di vista di un altro centro. A livello pratico la coscienza è “la capacità di accorgersi”.

[Tratto da: “PCO programmazione consapevole operante” di Fiumano’/Campisi]

BUONA VITA